Alla
spendibilità della riforma la prova del nove.
La
Costituzione Italiana va riscrivendosi e non è poi così terribile se si
lasciano delle certezze che hanno guidato una storia passata perché occorre
comunque allinearsi alle inderogabili necessità del futuro sulla base delle
disfunzioni presenti.
Ma
la prova del nove sarà la spendibilità di tale riforma pur se rimango sempre
convinta che la struttura normativa è importante ma ancora di più lo è l’etica
della politica.
Mi
correggo, l’etica delle persone che fanno politica! Bene uscire fuori dall’astratta
genericità ed iniziare un percorso di responsabilità individuabili.
La
riscrittura degli articolati prevede che alla Camera rimanga il potere di esaminare
le proposte di legge e di votare la fiducia mentre al nuovo Senato viene
assegnato il potere legislativo sui temi delle riforme costituzionali e degli
Enti Locali in quanto i nuovi Senatori, 21 sindaci e 74 consiglieri, saranno indicati dai Consigli regionali sulla
base delle indicazioni degli elettori.
Fanno eccezione 5 senatori che, in carica per 7 anni, rientreranno nelle prerogative di nomina del Capo dello Stato.
Fanno eccezione 5 senatori che, in carica per 7 anni, rientreranno nelle prerogative di nomina del Capo dello Stato.
Le
PROVINCE sono cancellate dalla Costituzione.
Un
Senato della Repubblica composto da rappresentanti territoriali che
continueranno a godere dell’immunità.
Competenze come energia, infrastrutture e protezione civile ritornano alle competenze del Capo dello Stato, dovendo costituire sistema.
Competenze come energia, infrastrutture e protezione civile ritornano alle competenze del Capo dello Stato, dovendo costituire sistema.
Il
CAPO DELLO STATO sarà eletto pertanto dai 630 deputati e dai 100 senatori
attraverso lo scrutinio che conterà per le prime tre votazioni i due terzi dei suoi
componenti, per le successive tre votazioni i tre quinti per scendere ad una maggioranza dei tre quinti dei votanti per
le altre eventuali votazioni.
La
Camera eleggerà 3 dei 15 membri della Corte Costituzionale ed il Senato altri 2.
Il CNEL, Consiglio nazionale economia e Lavoro, viene abrogato dalla Carta costituzionale del 1948 e fino a qui all’ardua sentenza dei posteri ma mi sembra importante riflettere anche su quanto prescrive la riscrittura sul REFERENDUM, unico strumento di consultazione popolare usato e forse sottaciuto: per renderlo valido dovranno votare la metà degli elettori delle ultime elezioni politiche, piuttosto che la metà degli iscritti alle liste elettorali. Che significa?
Se
a questo si aggiunge che occorreranno 150.000 firme piuttosto che le attuali
50000 per presentare un ddl di iniziativa popolare, sembrerebbe sbiadirsi il
potere di intervento del popolo. Sarà perché quella X ricorda la firma di certo
analfabetismo?
Maria
Frisella
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